il circo della vita

Leche frita (no hay tontos)

(la povertà delle nazioni)

delle cause del regresso nelle capacità produttive del lavoro e del disordine secondo cui il prodotto viene arbitrariamente a distribuirsi fra i diversi ceti della popolazione.

Ovvero: rilettura di alcuni paragrafi del libro di Adam Smith “la ricchezza delle Nazioni” per meglio comprendere le cause che , nel secolo ventunesimo, stanno portando alla progressiva povertà di nazioni, ovunque nel pianeta.

Della divisione del lavoro

La causa principale del progresso nelle capacità produttive del lavoro, nonché della maggior parte dell’arte, destrezza e intelligenza con cui il lavoro viene svolto e diretto, sembra sia stata la divisione del lavoro. (….)

Questo grande aumento della quantità di lavoro che, a seguito della divisione del lavoro, lo stesso numero di persone riesce a svolgere, è dovuto a tre diverse circostanze: primo, all’aumento di destrezza di ogni singolo operaio; secondo al risparmio del tempo che di solito si perde per passare da una specie di lavoro ad un’altra; e infine all’invenzione di un gran numero di macchine che facilitano e abbreviano il lavoro e permettono ad un solo uomo di fare il lavoro di molti. (….)

Del principio che dà origine alla divisione del lavoro

La grande moltiplicazione dei prodotti di tutte le varie arti, in conseguenza della divisione del lavoro, è all’origine, in una società ben governata, di una generale prosperità che estende i suoi benefici fino alle classi più basse del popolo. (….)

Si tratta di una particolare inclinazione della natura umana… quella di trafficare, barattare e scambiare una cosa con l’altra….

Così la certezza di avere la possibilità di scambiare tutto il sovrappiù del prodotto del lavoro del proprio lavoro che supera il consumo, col sovrappiù del prodotto del lavoro degli altri uomini di cui si ha bisogno, incoraggia ogni uomo a dedicarsi ad una occupazione particolare, coltivando e portando alla perfezione il talento o l’inclinazione che si trova ad avere per un tipo particolare di attività. (….)

La divisione del lavoro è oggi spinta al massimo in alcuni settori ove si pretende una particolarissima perizia; la conseguenza negativa può essere quella che venga persa la pertinenza organica della specializzazione, potendosi così commettere degli errori irreparabili; una sorta di miopia fortissima che permette di vedere bene solo da molto vicino , tutto il resto restando sfuocato, quasi inesistente.

In molti altri settori, invece, sebbene la divisione del lavoro sia altrettanto spinta, non sono richieste al lavoratore particolare destrezza e perizia, quanto piuttosto prestazioni di semplice esecuzione, ripetitive ed eseguite in grande quantità, per ridurre al minimo l’impiego di mano d’opera e il costo del lavoro.

La necessità di una tale mano d’opera si riduce complessivamente e il lavoratore surrettiziamente specializzato non è in grado, non essendone capace, di offrire una prestazione di lavoro alternativa. Deve allora riciclarsi e inventarsi o cercare una nuova attività per sopravvivere; per molti disoccupati le opportunità di lavoro sfiorano lo zero assoluto, in periodi di eccedenza di mano d’opera.

L’estensione della generale prosperità esige che la società sia ben governata: è sotto gli occhi di tutti quanto malgoverno di ogni tipo si registra giornalmente, ovunque. Il tema si sposta sulle cause dei malgoverni e sulle forme di reazione e di controllo delle società sui governi.

Dell’origine e dell’uso della moneta

Non appena la divisione del lavoro si è generalmente consolidata, soltanto una piccolissima parte dei bisogni di un uomo può essere soddisfatta col prodotto del suo personale lavoro. La massima parte egli la soddisfa scambiando la parte in sovrappiù dei prodotti del suo lavoro che supera il suo consumo, con le parti del lavoro degli altri uomini di cui ha bisogno. Così ogni uomo vive di scambi… (….)

Prima dell’istituzione della moneta coniata, la gente sarebbe stata esposta alle frodi e alle soperchierie più grossolane…(….)

Per prevenire simili abusi, facilitare gli scambi e incoraggiare così ogni genere di attività e di commerci si trovò necessario in tutti i paesi che avevano fatto un certo cammino sulla via del progresso, imprimere un marchio ufficiale su una determinata quantità dei particolari metalli usati comunemente in quei paesi per acquistare beni. Di qui l’origine della moneta coniata e di quelle istituzioni pubbliche destinate alla fabbricazione delle stesse.(….)

Le regole che gli uomini osservano, ormai ovunque, scambiando i beni con la moneta sono rimaste immutate, anzi in molte regioni sono state semplificate a motivo dell’allargamento dei territori ove quella determinata moneta, rectius valuta, viene scambiata.

Le transazioni commerciali sono state, inoltre, enormemente facilitate con le applicazioni tecnologiche che permettono scambi per l’intero pianeta in tempi rapidissimi (si dice in tempo reale).

Tali facilitazioni, soprattutto in situazioni di disponibilità in capo a pochi di immensi capitali, consentono impressionanti distorsioni nei processi produttivi e nelle regole del libero commercio, procurando inoltre arbitrarie fluttuazioni del valore delle merci al punto tale che l’economia produttiva di merci e servizi può restare sottomessa anche per lunghi periodi al sistema dei flussi di capitali, secondo le direzioni volute e programmati da pochi soggetti privati ed istituzionali.

Il lavoro è … la misura reale del valore di scambio di tutte le merci.

Del prezzo reale e nominale delle merci

Il prezzo reale di ogni cosa, ciò che ogni cosa costa realmente a chi ha bisogno di procurarsela, è la pena e il disturbo di procurarsela. (….)

Ciò che è acquistato con moneta o beni è comprato col lavoro, altrettanto di quel che ci si procura con la pena del proprio corpo. (….).

Il lavoro è il primo prezzo, l’originaria moneta d’acquisto con cui si pagano tutte le cose.

Non è stato con l’oro o con l’argento, ma col lavoro, che sono state comprate in origine tutte le ricchezze del mondo e il loro valore, per chi le possiede e ha bisogno di scambiarle con qualche nuovo prodotto, è esattamente uguale alla quantità di lavoro che esse lo mettono in grado di comprare o di comandare.

La ricchezza è….potere di comprare, cioè un certo comando su tutto il lavoro, ovvero su tutto il prodotto del lavoro, che si trova sul mercato.

Ma sebbene il lavoro sia la misura reale del valore di scambio di tutte le merci,….il loro valore viene accertato e aggiustato col contrattare e mercanteggiare, che per quanto inesatti sono tuttavia sufficienti a condurre gli affari della vita comune.

In un contesto di libero mercato concorrenziale il lavoro e le ricchezze possedute si confrontano e trovano un punto lungamente stabile di equilibrio. Tale equilibrio può essere turbato e sconvolto, anche violentemente, quando l’accumulazione di grandi ricchezze in capo a pochi soggetti consente di etero dirigere il confronto facendo arretrare le capacità contrattuali di chi può offrire solo lavoro; da persistenti interventi speculativi , si ottiene in primis che il valore del lavoro si assottiglia , diviene incerto e svilisce nel mercato oligo/monopolistico degli immensi capitali.

E’ il loro prezzo reale; la moneta è solo il loro prezzo nominale.

Soltanto il lavoro dunque, non variando mai nel suo proprio valore, è l’ultima e reale misura con cui il valore di tutte le merci può essere stimato e paragonato in ogni tempo e luogo.

Non ci si può stupire che l’economia finanziaria diriga l’economia reale, anche quando non partecipa ai processi produttivi, perchè pur sembrando il mercato finanziario globale indirizzato esclusivamente a fare profitti finanziari, come dire fare soldi su soldi, negli effetti immediati l’economia reale è frenata o accelerata da quanto avviene in quel mondo parallelo-

Può avvenire ed avviene che per i detentori di immense fortune i riferimenti fra valore reale e nominale dei beni diventano privi di senso: significativo e dirompente è che l’enorme sviluppo di titoli a controvalore di moneta, posseduti da quei pochi soggetti privati e istituzionali consente di dirigere economie di ogni parte del pianeta e di tenerle soggiogate alle ideologie che quei gruppi di potere finanziario esprimono.

Il libero mercato non esiste più, neanche nell’economia globalizzata di oggi, dal momento che essa si connota delle proprietà dei mercati chiusi.

Delle parti componenti il prezzo delle merci

Mentre nelle società primitive l’intero prodotto del lavoro apparteneva al lavoratore, con l’accumularsi di fondi nelle mani di singole persone il valore del lavoro sarà diviso in due parti, una delle quali paga il salario dei lavoratori nei fondi e l’altra paga i profitti che saranno regolati esclusivamente dal valore dei fondi impiegati.

Nel prezzo delle merci i profitti dei fondi costituiscono dunque una parte componente del tutto diversa dai salari del lavoro…; quando poi la terra diventa tutta proprietà privata il lavoratore deve remunerare il proprietario e ciò dà luogo a una terza parte componente il prezzo della maggior parte delle merci.

Questa quota costituisce la rendita e dà luogo ad una terza parte componente il prezzo di quasi tutte le merci.

Salario, profitto e rendita sono le tre fonti originarie di ogni reddito.

Il reddito derivato dal lavoro si chiama salario; quello derivato dal capitale , da parte di colui che lo amministra o lo impiega, si chiama profitto; quello derivato dl capitale, da parte di chi non lo impiega personalmente, ma lo presta ad un altro, si chiama interesse , il quale è reddito derivato: esso è pagato o col profitto ottenuto con l’uso del denaro o da qualche altra fonte di reddito, a meno che colui che prende a prestito non sia un dissipatore che contrae un secondo debito per poter pagare l’interesse del primo.

Il reddito che deriva esclusivamente dalla terra si chiama rendita….

Tutte le tasse, tutti gli stipendi, le pensioni, le annualità di ogni genere derivano in definitiva dall’una o dall’altra di queste tre fonti originarie di reddito.

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Del prezzo naturale e del prezzo di mercato delle merci

Quando il prezzo di una merce non è né più, né meno di ciò che è sufficiente a pagare la rendita della terra, i salari del lavoro e i profitti dei fondi impiegati nel coltivare, preparare e portare al mercato la merce stessa, secondo i loro saggi naturali, quella merce verrà venduta per quello che si può chiamare il suo prezzo naturale….Il prezzo effettivo si chiama prezzo di mercato, superiore, inferiore o esattamente uguale al prezzo naturale il quale è in un certo senso il prezzo centrale attorno al quale i prezzi di tutte le merci gravitano in continuazione…

Diversi accidenti possono a volte mantenersi sospesi a un livello alquanto superiore e a volte forzarli alquanto al di sotto ma quali che siano gli ostacoli essi tendono costantemente verso di esso; ma particolari accidenti , naturali o imposti da regolamenti possono mantenere, per molte merci e per un lungo periodo di tempo, il prezzo di mercato molto al di sopra del prezzo naturale.

Aumento della domanda effettuale…

Un monopolio concesso a un individuo o a una compagnia commerciale…

I privilegi esclusivi delle corporazioni…che sono monopoli allargati….

Le distinzioni permangono; tuttavia è profondamente cambiato il peso, nell’economia odierna, di ciascuna delle tre fonti di reddito ed il ruolo degli interventi di politica economica degli Stati e delle organizzazioni multinazionali.

A nessuno, poi, sfugge il ruolo delle banche centrali e della loro politica monetaria, capaci come sono di rallentare o favorire l’attività economica nei diversi settori, per finalità talora estranee alle economie medesime.

Il fabbisogno di denaro per le attività pubbliche non derogabili viene soddisfatto dalle banche centrali, a richiesta delle autorità politiche quando esse sono incardinate in un sistema che le abbia alle sue dipendenze.

In questo caso le fonti di reddito derivanti, in parte, dal denaro reso disponibile dal sistema politico e non dall’economia reale, produrranno tensioni nel sistema del prezzo delle merci ma potranno assicurare medio termine la tenuta del sistema politico di riferimento.

Quando, invece, le banche centrali non sono dipendenti dal potere politico, l’interesse che gli Stati dovranno pagare per acquistare il denaro costituirà un freno alla dissipazione delle risorse reali ed un incentivo a promuovere riforme del sistema socio-economico ed istituzionale; tuttavia, si registrerà una contrazione dell’economia basata sui consumi interni e della produzione di beni.

A seconda degli obiettivi di codeste banche centrali indipendenti le fonti di reddito potranno disarticolarsi e provocare tensioni impreviste nel sistema produttivo e sociale con ripercussioni nei programmi di governo in grandi aree interconnesse economicamente.

Si verrà ad imporre, in definitiva, il nuovo indirizzo finanziario- bancario a cui dovranno dirigersi le azioni dei governi, nonostante vi siano diverse opzioni.

In questo caso, ovviamente, il prezzo delle merci, nel sistema etero-diretto, seguirà il corso indotto dalle banche centrali, con le distorsioni che esse vorranno imporre.

Del salario del lavoro

Il prodotto del lavoro costituisce la ricompensa naturale, o salario, del lavoro.

Nella situazione originaria che precede sia l’appropriazione della terra sia l’accumulazione dei fondi, tutto il prodotto del lavoro appartiene al lavoratore …

Se questa situazione fosse durata, i salari del lavoro sarebbero aumentati insieme ai progressi delle capacità produttive cui dà luogo la divisione del lavoro. Tutte le cose sarebbero diventate meno care….

Ma questa situazione originaria non esisteva già più molto prima che venissero fatti i più notevoli progressi nella capacità produttiva del lavoro…

La rendita terriera rappresenta la prima deduzione dal prodotto del lavoro impiegato sulla terra.

Il prodotto di quasi tutti gli altri lavori è soggetto alla stessa deduzione del profitto: la maggioranza degli operai, in tutte le arti e manifatture, ha bisogno di un padrone che anticipi i materiali del lavoro, i salari e il mantenimento finchè il lavoro non sia portato a termine.

I salari correnti dipendono dal contratto che si conclude fra gli operai e i padroni….

Ma, sebbene in generale i padroni abbiano la meglio nelle contese coi loro operai, pure c’è un certo livello al di sotto del quale sembra impossibile ridurre per un periodo considerevole i salari anche del tipo più basso di lavoro.

Un uomo deve sempre vivere del suo lavoro e il suo salario deve essere almeno sufficiente a mantenerlo; direi che nella maggior parte dei casi deve essere qualcosa di più, altrimenti non potrebbe allevare una famiglia e la razza di questi operai non potrebbe continuare oltre la prima generazione….

Non è la grandezza assoluta della ricchezza nazionale ma il suo continuo aumento che dà luogo ad un aumento dei salari del lavoro

La remunerazione liberale del lavoro non è quindi soltanto l’effetto necessario, ma è anche il sintomo naturale dell’aumento della ricchezza nazionale. Inversamente la scarsità dei mezzi di mantenimento dei poveri che lavorano è il sintomo naturale di una situazione stazionaria, mentre il fatto che i poveri muoiano di fame è il sintomo naturale di una situazione in rapido regresso…

Dei salari e dei profitti nei diversi impieghi del lavoro e dei fondi

Tutte le volte che il legislatore cerca di regolare le controversie fra i padroni e i loro operai, i suoi consiglieri sono sempre i padroni. Quindi, quando la risoluzione è favorevole agli operai essa è sempre giusta ed equa, ma non sempre quando è in favore dei padroni….

Della rendita della terra

La rendita, considerata come il prezzo pagato per l’uso della terra, è naturalmente il più alto che il conduttore può permettersi di pagare in una determinata condizione della terra…

La rendita della terra è naturalmente un prezzo di monopolio…

La rendita entra nella composizione del prezzo delle merci in modo diverso da quello dei salari e dei profitti.

Salari e profitti alti o bassi sono le cause del livello dei prezzi: una rendita alta o bassa è l’effetto di tale livello…

Qualsiasi progresso nelle condizioni della società tende, direttamente o indirettamente a elevare la rendita reale della terra, a incrementare la ricchezza reale del proprietario terriero, il suo potere di acquisto del lavoro o del prodotto del lavoro di altre persone….

Tutti i miglioramenti nelle capacità produttive del lavoro che tendono direttamente a ridurre il prezzo reale dei manufatti, tendono indirettamente ad aumentare la rendita reale della terra….

Circostanze opposte, come la negligenza nella coltivazione e nei miglioramenti, la diminuzione del prezzo reale di parte del prodotto grezzo della terra, l’aumento del prezzo reale dei manufatti in seguito alla decadenza delle arti e delle manifatture, il declino della ricchezza reale della società, tendono tutte ad abbassare la rendita reale della terra, a ridurre la ricchezza reale del proprietario terriero, a diminuire il suo potere di acquisto del lavoro o del prodotto del lavoro altrui.

L’intero prodotto annuo della terra e del lavoro di ogni paese, o, che è lo stesso, l’intero prezzo di questo prodotto annuo si divide naturalmente in tre parti: la rendita della terra, i salari del lavoro i profitti dei fondi; e costituisce il reddito di tre diversi ordini di persone: coloro che vivono di rendita, coloro che vivono di salario e coloro che vivono di profitto.

Questi sono i tre grandi ordini originari ed elementari di ogni società civile, dai redditi dei quali in definitiva derivano quelli di ogni altra classe….

L’interesse del primo di questi tre ordini è strettamente e inseparabilmente connesso all’interesse generale della società; parimente quello del secondo ordine….

L’ordine dei proprietari può forse guadagnare più di quello dei lavoratori dalla prosperità della società, ma certo nessun altro ordine soffre più crudelmente di quello dei lavoratori per il declino della società…

Al lavoratore non residua tempo per ricevere le informazioni necessarie e la sua educazione e le sue abitudini sono comunemente tali da renderlo inadatto a giudicare, anche quando fosse completamente informato.

Perciò nelle deliberazioni pubbliche la sua voce è poco ascoltata e ancor meno considerata, tranne in certe occasioni particolari, quando il suo clamore è messo su, animato e sostenuto da coloro che lo impiegano, non nel suo interesse, ma per i loro scopi particolari.

Coloro che lo impiegano costituiscono il terzo ordine, quello di coloro che vivono di profitto. Sono i fondi impiegati alla ricerca del profitto che mettono in movimento la maggior parte del lavoro utile di ogni società….

Ma il saggio di profitto non cresce con la prosperità e non diminuisce col declino della società, come avviene per la rendita e per i salari. Al contrario esso è naturalmente basso nei paesi ricchi ed è alto in quelli poveri, ed è sempre massimo nei paesi che vanno a tutta velocità verso la propria rovina.

L’interesse di questo terzo ordine, pertanto, non ha la stessa connessione con l’interesse generale della società che ha quello degli altri due ordini….

La proposta di una nuova legge o di un regolamento di commercio che provenga da questa classe dovrebbe essere ascoltata sempre con grande precauzione… perchè essa ha interesse a ingannare e anche a opprimere il pubblico, come in effetti ha fatto in numerose occasioni.

Le riduzioni rispetto alla ricompensa naturale si sono imposte, ampliate e diversificate nei territori con lo stesso ritmo e imponenza con le quali si sono applicate adduzioni arbitrarie e ingiustificate a favore di una ristrettissima cerchia di soggetti, la cui voracità, se confrontata con lo stato di malessere di innumerevoli umani nulla tenenti è diventata la cifra della nuova economia mondiale.

L’ultima frontiera del potere economico e finanziario, verso cui vanno le nuove potenze mondiali è l’acquisto, la gestione e l’indirizzo produttivo di territori, lontani dai confini propri degli Stati. Ad essa si dirige a motivo della carenza di risorse di base indotta non solo dalla caratteristiche proprie dei territori interni, quanto dalle nefaste conseguenze di politiche industriali e produttive che hanno irrimediabilmente ridotto e inquinato vastissime zone già dedite all’agricoltura oltre che dalla domanda interna di uno standard di alimentazione più ricco e diversificato.

E’ di tutta evidenza che lo sfruttamento dei territori esterni produrrà ulteriore impoverimento altrove e disintegrazione di habitat già naturali. La crescita della popolazione, sproporzionata rispetto alla disponibilità di territorio idoneo induce tensioni che vengono affrontate, al momento,attraverso acquisizione mercantile di nuovi spazi. Ma,fino a quando e fin dove questo metodo potrà continuare senza sollevare conflitti fra gli Stati e negli Stati?

Febbraio 2014

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