Le elezioni presidenziali in Argentina del 20 novembre 2023

girotondi

Nel secondo giro di elezioni presidenziali gli argentini hanno scelto Javier Milei con oltre 3 milioni di voti in più rispetto a Sergio Massa, ministro dell’economia uscente.

I sostenitori di Milei  si aspettano ora grandi cambiamenti nel loro status di cittadini e nella gestione dello Stato e delle istituzioni del loro paese.

Milei è deputato ed economista; il suo partito ha solo 39 presenze in parlamento e si dichiara profondamente liberista e liberale.

Nelle sue intenzioni vuole scardinare l’intero sistema argentino di potere che , pur sviluppatosi attorno a parametri democratici , uscito il Paese dalla dittatura or sono 40 anni, ha prodotto e consolidato secondo lui, un sistema di privilegi, di caste corrotte incapaci di produrre benessere per la popolazione etc.

Nei fatti l’Argentina si troverà ad affrontare grandi sfide al proprio interno: il mantenimento del suo sistema democratico ove i progetti di riforma, se portati avanti, prevedono meno Stato con lo  smantellamento di ministeri, di altri apparati pubblici  e della banca centrale, la dollarizzazione della moneta e una economia di completo libero mercato con  privatizzazione di imprese e servizi finora pubblici, compresa l’istruzione.

 La crescente inflazione che ad oggi si aggira sul 140%  annuo  ha portato a un valore insignificante il peso rispetto al dollaro, divisa di riferimento costante negli anni; la disoccupazione giovanile si attesta a percentuali mai viste; il  valore delle esportazioni registra un costante calo specie nel settore degli allevamenti, dovuto ad una riduzione delle piogge negli ultimi  anni; viene stimato che oltre il 40% della popolazione vive sotto il livello di povertà; le riserve statali hanno toccato un minimo storico e l’indebitamento verso l’estero dello Stato è cresciuto tanto che sono diventati abituali i prestiti da organismi internazionali.

Milei è andato in giro nella campagna elettorale imbracciando una motosega a indicare visivamente le sue intenzioni di potare molti rami dell’albero del potere od anche di tagliarlo alla base; da qui lo slogan “la casta ha paura” a fronte della sua compagine politica “la libertà avanza”.

Le definizioni di Milei che sono state date dagli oppositori, non solo argentini, sono state molteplici e di diversa natura: mendace, psicopatico, pazzo, incompetente, pericoloso, paranoico, carente fin da piccolo di affetto, fascista.

Lo scontento, scriveva un analista politico, non porterà a preferire  Milei, perché “non è l’economia, stupido” ma il ricordo delle dittature passate e l’apprezzamento del valore della democrazia che prevarranno nelle urne.

Non è stato così ed il 10 dicembre 2023 Javier Milei sarà il nuovo inquilino-padrone della Casa Rosada.

Provo a dare un senso al risultato delle elezioni, seppur da così lontano e senza esperienza diretta dell’Argentina, rifacendomi al mio sentire di come le democrazie possano languire lasciando passo ad autocrazie.

Il patto di democrazia fra cittadini e Stato si regge fino a quando il buon Leviatano provvede decentemente al benessere della popolazione offrendole protezione a fronte di pericoli e gravami che rendono precaria la vita sociale, tenuto conto del periodo storico.

 In questa temporalità la mancanza di lavoro, lo sfruttamento di mano d’opera, la remunerazione od i sussidi insufficienti, l’insicurezza alimentare, l’insicurezza fisica, i privilegi negli apparati e nelle istituzioni, le prevaricazioni su base etnica o censuaria, la ghettizzazione di larghi strati di popolazione in periferie di immense città, la scarsità di assistenza sanitaria etc, vengono vissute come situazioni incompatibili e inconciliabili con un sistema che autodefinisce democratico; soprattutto sono le generazioni più giovani che vorrebbero da un sistema di democrazia  qualcosa di più che la mera sopravvivenza, un senso per il loro futuro all’interno del contesto sociale; chiedono, in definitiva che il sistema si proponga come il migliore possibile  per ciascuno di loro e per la collettività,  capace di dare opportunità di convivenza e di sviluppo economico, sociale e culturale, insomma, un senso fondante per la loro vita.

Al verificarsi condizioni avverse od opposte, l’occasione del voto, propiziato dallo quello stesso sistema democratico, diventa la ghiotta opportunità di dare voce allo scontento, ancorchè le proposte che si vanno a votare siano solo declamate e dall’incerto risultato benefico.

 Soprattutto per le giovani generazioni il passo verso il cambiamento radicale nel sistema diventa auspicabile, quasi obbligatorio. Hanno così poco da perdere i giovani e gli esclusi che vale la pena sperimentare altre governances, altri modi di organizzazioni sociali, altro di altro.

A rischio di perdere ancora una volta, in Argentina,  l’unica occasione di contare, quella di poter votare.

Corralejo 21 novembre 2023

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *