Cittadinanza e jus soli

Un confronto ideologico e culturale

Viene stimato che 800.000 persone nate nel nostro Paese da genitori immigrati, arrivati in Italia per cause diverse, potrebbero ottenere la cittadinanza grazie alla c.d. legge dello jus soli, già approvata alla Camera.

Il disegno di legge doveva ottenere l’approvazione definitiva del Senato prima della pausa estiva ma il suo esame è stato rimandato a settembre prossimo non essendoci i numeri per la sua approvazione .

Ad eccezione dell’area di sinistra del Partito Democratico, è stato plaudito all’iniziativa di posticipare l’esame, per riconsiderare il contenuto del testo di legge; da parte della Lega Nord e di buona parte dell’opposizione si dà per morta e sepolta quella iniziativa.

Ragioni pro e contro il riconoscimento della cittadinanza agli immigrati

Con buona pace delle posizioni contrapposte ove si sottolineano pregi e i difetti della normativa , il massiccio arrivo di immigranti dall’Africa subsahariana incalza da anni l‘Italia e raccomanda prudenza e realismo in siffatta materia.

Non v’è dubbio che a seguito dell’immigrazione il nostro Paese ospita ormai milioni di persone,fra queste centinaia di migliaia nate e cresciute qui, che parlano la nostra lingua e frequentano le nostre scuole.

Ci sarebbe da credere, quindi, che esse si sentano di appartenere alla nostra società e di condividere quanto è ancora distintivo della c.d. italianità. Dovere dello Stato, pertanto, concedere ad essi la cittadinanza.

Ma l’Italia è pronta a sostenere un massiccio meticciamento della sua popolazione con altre etnie, prevalentemente africane o dell’oriente estremo e per ciò stesso distanti , sia nelle rappresentazioni storiche e antropologiche che nelle relazioni culturali, religiose e linguistiche, per condividere con esse quanto finora realizzato, nonostante tutto, a costo di sacrifici, rinunce imposte e tasse?

Si può dire, senza correre il rischio di essere tacciati come politicamente scorretti, che se si trattasse di immigrazione, anche dagli stessi numeri che si registrano ad oggi, ma proveniente da altri paesi europei od anche dall’oriente prossimo, l’opposizione all’introduzione dello jus soli per concedere la cittadinanza italiana sarebbe più blanda, se non addirittura inesistente?

Cosa non si dice apertamente nel confronto dei partiti

Ad esempio non si dice che noi non vogliamo un Paese meticcio, di pelle scura e di religione islamica e che l’immissione di molti africani provocherebbe l’abbassamento delle complessive capacità di studio, ricerca, originalità e laboriosità considerate distintivi degli italiani.

Non si dice che la malavita organizzata nella quale noi italiani manteniamo posizioni di testa nel mondo,terrebbe banco con lo sfruttamento di nuova popolazione più debole e indifesa.

Non si dice che i cinesi troveranno la strada per subordinare i cittadini italiani ai loro ritmi di lavoro o al loro stile di vita.

E si potrebbe continuare con gli esempi.

Il valore proprio di ciascuna etnia

I pregiudizi e gli stereotipi riempiono i dibattiti e gli interventi, fra politici, giornalisti e gente comune.

Alcune trasmissioni radiofoniche, fra queste La Zanzara , danno voce ai sentimenti più istintivi, ma non per questo da sottovalutare.

E’ bene che la classe politica consideri il valore aggiunto delle altre etnie evitando il formarsi di ghetti, separazioni culturali ed economiche, contrapposizioni religiose, nell’obiettivo di una convivenza pacifica, confrontabile e rispettosa.

Ciò è difficile da conseguire senza capacità adeguata di accoglienza, senza la previa accettazione delle regole di democrazia, di vita familiare etc. acquisite come patrimonio del nostro Paese.

Diversamente si realizzerebbero ulteriori disuguaglianze che andrebbero a impattare proprio sulla popolazione italiana meno abbiente, la quale vive tale numerosa immigrazione come imminente pericolo di star peggio, in un confronto che può risultare ostile ed odioso.

Un benessere diffuso e condiviso, viceversa, porterebbe ad accettare senza forti paure la presenza di altre etnie, anche distanti, sempre che essa sia moderata nel numero, potendosi in tal modo considerarle capaci di radicarsi spontaneamente nel nostro Paese.

20 luglio 2017

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