Emigranti e rifugiati in Europa – Ma quanti sono e dove vanno?
Sfrattato è colui che è costretto a partire ed a vivere in una cultura diversa dalla sua: è un verso della canzone “Solo le pido a Dios “cantata per anni e con intensità dall’argentina Mercedes Sosa.
E’ una sintesi della condizione che ogni emigrante ha sperimentato nel proprio intimo ancorchè la terra di emigrazione lo abbia accolto e indotto a trattenervisi.
Quando siano state tagliate le radici ad un albero per trapiantarlo altrove, si impone una drastica potatura della sua parte aerea, pena la morte. Le relazioni con l’ambiente di trapianto , ove favorevole, vengono lentamente sviluppate e l’albero riprende vita e bellezza sua propria;i nuove radici lo vanno ricostituendo ed esso torna nuovamente a fiorire e fruttificare.
Emigrare
L’emigrazione umana è implicita alla ricerca e al desiderio di sperimentare, di conoscere al di là del territorio di nascita o del nucleo di appartenenza; non si spiegherebbe, diversamente, la diffusione delle popolazioni sul pianeta.
I fenomeni migratori di massa di questi ultimi anni rispondono, tuttavia, ad esigenze di sopravvivenza, lontano da luoghi di guerra o di fame estrema; rispondono, ad ogni modo alla voglia di vivere meglio seppure in ambienti estranei ma potenzialmente capaci di offrire opportunità soddisfacenti di esistenza.
Meta preferita
L’Europa è la meta preferita di queste emigrazioni da paesi asiatici, del medio oriente e dell’Africa; in particolare i paesi del nord Europa attraggono.
Centinaia di migliaia di emigranti, per terra o per mare, premono alle frontiere; i governi, impreparati ad un impatto cosi’ imponente ed accelerato adottano misure comuni di accoglienza e di respingimento che , tuttavia, non si adattano bene nei diversi paesi dell’Unione.
L’immigrazione di massa diventa la piattaforma di confronto delle formazioni politiche nelle elezioni.
Fatti di terrorismo legati ad appartenenze ideologiche e religiosamente settarie portano le popolazioni europee a distinguere fra noi e loro in un processo di distinzione che lentamente sta evolvendo in discriminazione culturale, religiosa, sociale ed economica.
Governanti si giocano il posto nelle elezioni quando si siano dimostrati acquiescenti di fronte all’impatto migratorio.
Essi trovano difficile giustificare il perchè degli atti di terrorismo, senza dovere includere le non più occulte inimicizie od anche l’odio fra parte degli islamici e l’occidente cristiano.
Respingere i c.d. non aventi diritto, fare accordi di rimpatrio forzati, finanziare gli Stati di confine e di provenienza, programmare aiuti in loco etc. tutto pur di frenare queste masse di nuova umanità tanto simile ma tanto diversa.
Dittature, guerre, fame sono impliciti ai fenomeni migratori di massa.
Però è difficile intervenire efficacemente anche per l’ONU che si e’ dimostrato nelle circostanze più crude di questi ultimi anni, del tutto inadeguata.
Intanto fra gli abitanti in Europa questa emigrazione di massa cerca di sopravvivere, addensandosi per nazionalità nelle zone potenzialmente propizie.
I senza documenti, i senza nome non li vuole nessuno Stato ed appaiono di pregiudizio maggiore per la sicurezza dei cittadini europei.
E’ illusorio tenere per buono che i fenomeni migratori cesseranno a seguito di accordi o con finanziamenti europei; le cause sono tali che inducono e indurranno milioni di persone e in forma accelerata ad emigrare verso luoghi sufficientemente propizi a continuare a vivere, pur nello smarrimento delle proprie origini.
Espansione demografica e distribuzione delle risorse
La crescita della popolazione e la penuria di risorse o meglio la iniqua distribuzione di risorse sotto l’egida dei mercati finanziari, induce e indurrà sempre più uomini a cercare speranza di vita, altrove.
Prendere coscienza di questa ineluttabile tendenza può portare a considerare l’urgenza di dare un passo indietro alla densità eccessiva di popolazione in diverse aree del pianeta.
Attendere che il trend si aggiusti da solo e’ come osservare dall’alto l’ingrossamento di un fiume dagli argini deboli, pensando che il fenomeno non tocchi l’osservatore, il quale, tuttavia, vedrà rovinose conseguenze oltre gli alvei che lo coinvolgeranno.
Occorre discutere apertamente e senza remore culturali o religiose se fra i diritti fondamentali dell’uomo vi sia quello della procreazione ad nutum sembrando indifferibile che su di esso , ancorchè intimamente connesso alla vita, si accresca la consapevolezza del suo impatto a livello mondiale. Senza incorrere in nuovo malthusianesimo.
L’esplosione demografica non accenna a diminuire nell’est asiatico e in Africa; si stima che in questo continente la popolazione sarà di 2,5 miliardi nel 2050.
E’ inevitabile che vi siano moltitudini di persone che si spostano verso zone dove la natalità languisce. L’Europa e’ la principale di esse.
Farvi fronte con piani di accoglienza limitati a rifugiati equivale a trattenere il mare che spinge sulla diga con il dito del bambino olandese.
Una pronta e maggiore consapevolezza dell’urgenza di contenere il flusso delle nascite in ogni zona del pianeta consentirebbe su programmi condivisi un più ordinato mescolamento delle popolazioni e programmi di accoglienza idonei e dignitosi.
E’ di tutta evidenza che gli Stati dovrebbero farsi carico del problema a livello di programmi mondiali di natalità.
Non si richiedono programmi di coercizione quanto, piuttosto, programmi di indirizzo e di educazione laica delle popolazioni ove la sovrappopolazione e’ più evidente e impattante.
Occorre conciliare comportamenti indiividuali e collettivi salvaguardando i basilari principi di libertà. Dictat dei governi sortiscono alla lunga effetti perversi. Cina insegna.
Conoscenza e consapevolezza; senso di appartenenza e di responsabilità; reciprocità nella distribuzione del lavoro e delle risorse…. parole al vento in momenti come questi.
Ma il vento può cambiare apportando ove occorra pioggia e benessere.
26 12-2016