Rottura delle democrazie

Sistemi democratici

Nei sistemi odierni di democrazia si distinguono modelli a rilevanza parlamentaria ed altri a rilevanza governativa o esecutiva, salvaguardandosi per quanto compatibile la divisione dei poteri.

In entrambi è posta la condizione dell’indipendenza del potere giurisdizionale, nella sua funzione di giudice delle leggi e di esercizio dell’azione giudiziaria.

Le costituzioni dettano i fondamenti e le connotazioni di ogni singola democrazia, ove è anche possibile incontrare limitazioni temporali all’esercizio dei diversi poteri e regole di accesso capaci di garantirne la reciproca indipendenza.

Uno strumento importante, ancorchè non decisivo è la legge elettorale, capace di indirizzare la gestione di un paese verso modelli differenti di democrazia.

Circostanze avverse

A fronte di un quadro normativo che trova fondamento e funzionamento nel sistema di democrazia, ricorrono talora circostanze avverse che spingono per un suo sovvertimento.

Quando ricorrano tali fatti ogni modello è messo a dura prova di resistenza; non mi pare che vi siano dubbi per affermare che la resilienza sarà maggiore in quelle democrazie ove la divisione fra i poteri è reale ed efficiente, nel senso che sia sommamente difficile che un potere prevalga delegittimando gli altri.

recenti accadimenti in Venezuela

Quanto va succedendo in Venezuela, secondo i reports dei media, accredita l’impressione che quella democrazia, di stampo presidenzialista, si stia involvendo in una non dichiarata dittatura.

Il tribunale supremo di giustizia, dopo aver abolito le garanzie proprie dei deputati ha esautorato l’assemblea legislativa, ove l’opposizione è maggioranza, perchè disobbediente ad altra sua pronuncia in merito alla presunta irregolare elezione di 3 deputati (grazie ai quali l’opposizione era divenuta maggioranza).

Lo stesso tribunale attribuisce ad un organismo costituzionale la funzione legislativa.

Il presidente di quello Stato, Nicola Maduro, plaude alla sentenza che permette “de facto” concentrare nelle sue mani un insieme di poteri in materia penale, militare, economica, sociale, politica e civile.

La giustificazione è la salvaguardia istituzionale, la pace e la unione nazionale per respingere minacce di aggressione o interventi esterni contro il paese. L’opposizione straccia la sentenza e si appella all’esercito affinchè il colpo di Stato non si produca.

Il modello chavista di governo va progressivamente degenerando in una dittatura pseudo istituzionale. Circostanze avverse quali la profonda crisi economica seguita alla caduta dei prezzi del petrolio hanno propiziato, in definitiva, la rottura di quella democrazia.

Quando l’opposizione si appella all’esercito la rottura si è già consumata e si rende necessario riconsiderare dalle fondamenta quel modello, ove ancora possibile.

La marcia indietro di Maduro,con la restituzione dei poteri alla Camera, previo incontro col ministro della difesa, militare di carriera, è solo una pausa distensiva nel confronto aperto fra i poteri di quello Stato.

Altri accadimenti sotto referendum

Altrove, nel mondo, sistemi formalmente democratici involvono in sistemi autocratici, anticamera prossima delle dittature.

Referendum confermativi di riforme in senso autocratico costituiscono la legittimazione popolare delle nuove investiture. Il ricorso ai referendum è anch’esso espressione sostanziale della democrazia.

Il rischio della manipolazione è tuttavia elevato specie laddove esso è richiesto dal potere predominante ovvero la domanda che si pone sia di difficile intendimento, stante la complessità dei temi su cui si è chiamati a votare.

La ideologizzazione prevale, con il risultato finale di una radicalizzazione del sistema.

Presupposto a che il referendum sia vero strumento di democrazia diretta è la sua proposizione dal potere maggiormente rappresentativo, vale a dire dal Parlamento a maggioranza qualificata che , oltre a presentare il testo della domanda, determini i tempi e le modalità delle discussioni affinchè vi sia la massima informazione.

Neanche col referendum che ha prodotto la Brexit si è seguita questa linea essendo stato un referendum indetto dall’esecutivo senza che vi fosse stato un dibattito parlamentare ed un reale confronto sulla portata e sulle conseguenze di una uscita.

Ma Teresa May, già propugnatrice della permanenza , ora si appella alla volontà popolare per staccarsi dall‘Unione Europea. Apparente democrazia, sostanziale oligarchia. Un sottofondo populista che si appella a presunti benefici che identificano slogans di altri tempi. E questo avviene nella democratica Gran Bretagna!

Altro significativo referendum con finalità autocratiche sarà quello che si consumerà nel mese di aprile nella Turchia di Erdogan, ove a seguito di una sorta di autogolpe, l’opposizione è stata messa a tacere e quel parlamento ha votato una riforma costituzionale ultrapresidenzialista.

In Italia, ove non sono ammessi referendum su trattati internazionali, si profilano proposte referendarie in merito all’appartenenza del Paese all’area euro.

Sono i partiti a maggiore intonazione populista che spingono per avviare tale procedura; e sempre col paravento popolare, vessillo di una supposta vera democrazia, diretta, non rappresentativa, ormai obsoleta e inadatta ai tempi correnti.

Altri accadimenti e situazioni a confronto

Negli Stati Uniti un intreccio forte di istituzioni controbilancia il potere presidenziale, il quale peraltro non può essere in capo alla medesima persona per più di due mandati quadriennali.

In quel senato ed in quella camera dei rappresentanti non vi sono limiti temporali di mandato; il rinnovo delle cariche, tuttavia, avviene in parte nel bel mezzo del mandato presidenziale e questo accorgimento sembra voler rappresentare una sorta di verifica dell’operato presidenziale.

Al momento le istituzioni americane sembrano resistere ai forti impulsi populistici di Trump. Auguriamoci che non cedano.

Nella Germania federale la cancelliera Merkel è intenzionata a ripresentarsi per la quarta volta, non essendoci limite di mandato.

Ma non vi saranno barricate e scontri con la polizia, come di recente avvenuto in Paraguay, ove il presidente Orazio, dopo aver propiziato la modifica della costituzione, ha manifestato la sua intenzione di candidarsi per la terza volta.

La sostanziale differenza potrebbe risiedere nella strutturazione federale della Germania e nella competizione fra partiti con regole accettate.

Non viene messa, in dubbio, inoltre, la correttezza istituzionale della Merkel, né l’opposizione ha mai reclamato la sua destituzione per fatti di corruzione.


Si dimentica spesso che, assieme alla effettiva separazione dei poteri, altra regola fondamentale del processo democratico è il ricambio nell’esercizio dei poteri pubblici, i quali dovrebbero esercitarsi solo per un limitato periodo di tempo.

Poteri pubblici in senso lato, all’interno della classica tripartizione.

Già in Venezuela era stata tentata la modifica della costituzione per consentire la prosecuzione dei poteri ma la forte opposizione aveva evitato ciò che veniva considerato un golpe; nel 2018 anche Maduro dovrebbe cessare dall’incarico.

Il Brasile è passato di recente attraverso la destituzione della presidente Duessof a seguito dello scandalo Petrobas nel quale è rimasta coinvolta assieme all’ex presidente Lula da Silva.

Ironia della sorte, il vice presidente di quella Camera, che aveva propugnato la messa in stato di accusa della presidente e la sua destituzione, è stato arrestato a seguito di condanna a 15 anni di carcere per delitti di corruzione.

In Russia l’era Putin sembra non avere fine da quando ha conquistato il potere, che la Duma gli riconferma, ora come presidente, ora come primo ministro.

La riforma della costituzione non è stata approvata ma la duttilità di Putin a passare da un incarico ad altro, facendosi sostituire pro tempore da certo Medvied( o nome simile, difficile da ricordare) assicura una sorta di nuovo zarismo.

Per quanto sopra accennato, due riflessioni si impongono: la prima è che la democrazia, quale modello di governo, rimane stabile anche in situazioni avverse quando siano state previste istituzioni forti, indipendenti e reciprocamente comparabili.

Sotto tale riflessione andrebbe riconsiderata la dipendenza delle forze armate dall’esecutivo; la seconda, è che sarebbe preferibile assicurare il ricambio nei poteri attraverso la fissazione di regole sulla non rieleggibilità e sull’esercizio sine die di funzioni pubbliche.

Rimane ferma l’esigenza che le democrazie necessitano di uomini onesti e capaci. Quando manchino, le democrazie sono messe a dura prova nel facile confronto verso sistemi di poteri subdolamente provenienti dalla cosiddetta volontà popolare.

31 marzo 2017

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